La maratona è la metafora della vita, all’inizio non hai esperienza, non sai cosa ti riserverà il futuro ma sei pieno di vitalità ed energie, verso la fine hai molta esperienza e sai cosa puoi fare, ma la vitalità e le energie se ne sono andate
Un amico podista che mi è venuto a trovare nei giorni scorsi mi ha dato questo spunto interessante. C’è una verità in questa affermazione che si applica non solo a tutta la vita nel suo complesso ma anche a tutte le situazioni particolari della vita, ai nostri progetti.
Quando ci avviamo per intraprendere una nuova iniziativa siamo pieni di idee, entusiasmo ed energia, ma difettiamo di capacità decisionale; poi alla lunga sicuramente accumuliamo esperienza, che si traduce sicuramente in capacità decisionale, ma dobbiamo anche far fronte ai momenti di stanchezza e nei quali le risorse vengono meno, chi non si è mai trovato in situazioni in cui si fatica a trovare forze, soprattutto mentali, per chiudere i progetti?
Anche nei progetti aziendali spesso ci sono difficoltà a chiudere i progetti e le difficoltà non sono solo di budget. Certamente se facciamo errori decisionali nelle fasi iniziali (stime errate, sottovalutazione dei rischi, scarso controllo sull’efficienza) potremmo trovarci con un budget troppo scarso verso le fasi finali. Ma queste situazioni si possono risolvere. La mia personale esperienza e osservazione mi suggerisce che la vera criticità è quando vengono a mancare le risorse mentali, perché a quel punto cala l’intensità di azione e la capacità decisionale. In chiusura di progetto le risorse mentali sono fondamentali.
È importante capire che esistono compiti poco ‘intensi’ da un punto di vista prettamente ‘fisico’ che però, per la concentrazione richiesta, risultano estremamente intensi. Per esempio, battere un rigore in una finale di campionato del mondo è una situazione ad alta intensità, che deriva dalla eccezionale concentrazione decisionale del momento.
E dalla posta in gioco, aggiungo io. La citazione è presa dal libro “Mourinho, questione di metodo” e l’affermazione è di Rui Faria, preparatore atletico di Mourinho. Credo che contenga una grande verità, nel calcio come nella maratona, come in qualunque sport agonistico, come in qualunque progetto, come nella vita. L’intensità, nel prendere decisioni per il governo dei progetti, è fondamentale.
All’inizio del progetto deve essere indirizzata soprattutto a mettere ordine, a prevenire rischi e problemi e preparare quello che avverrà dopo, a dosare correttamente l’energia fisica e mentale lungo il corso del progetto stesso.
Alla fine del progetto l’intensità dovrà essere indirizzata a una efficace chiusura dei punti aperti e al raggiungimento degli obiettivi che il progetto si prefigge.
Occorre quindi allenarsi alla gestione della concentrazione e al mantenimento di un livello adeguato di intensità decisionale per tutto il corso di ciascun progetto. Comprendendo anche quale livello di intensità ciascuno di noi è in grado di sostenere e per quanto tempo. Imparando ad alternare fasi intense e fasi di recupero attivo. Nella vita e nel lavoro come nello sport.
Ciao Marco,
mi ritrovo in quanto dici (ma quanto ti ha colpito il libro di Mou?? ;-)). Mi viene da aggiungere che troppo spesso la preparazione tecnica è anteposta e quella psicologica.
E’ vero nello sport (l’ho provato sulla mia pelle di velista agonista in deriva) e lo è nel lavoro, e mi riferisco in particolar modo alla poca attenzione data alle materie comportamentali nella formazione aziendale, soprattutto in tempo di crisi.
Progetti o imprese falliscono non sempre perché mancano di competenze tecniche, ma a volte per aspetti mentali o comportamentali. Mi capita spesso di lavorare in aziende dove ciò che manca non sono le capacità tecniche, ma le capacità relazionali e decisionali.
Allenarsi alla concentrazione e alla “decisionalità”, sia in termini di intensità che di durata, è fatica durissima. Ma non c’è scelta: senza fatica, tu lo sai meglio di me, non si ottengono risultati duraturi.
A presto,
Wal
Ebbene sì, il libro di Mou (ma sopratutto il metodo) mi hanno colpito e li sto applicando molto. Decisamente quello che manca non è la capacità tecnica, ma la capacità relazionale e decisionale applicate con intensità. Più si entra nell’operatività day-by-day, più ci si rende conto che l’intensità è fondamentale. Lo verifico, se ce ne fosse bisogno, ogni giorno di più.
Grazie del commento, sempre un piacere rileggerti! 🙂
M